Attacchi di Panico sempre più in aumento: cerchiamo di scoprire un po’ di più sull’origine e la causa degli attacchi di panico.
Etimologia degli Attacchi di Panico
La parola “panico” (“timore repentino, per causa ignota” – Zingarelli), deriva da Pan, antichissima divinità greca dei boschi e dei pascoli.
Lo si diceva figlio di Ermes e della ninfa Penelope. Si narrava che fosse nato con i piedi di capra, con due corna sulla fronte e una lunga barba e il corpo tutto peloso: la madre rimase spaventata quando lo vide! Allevato e cresciuto in Arcadia, tra monti, verdi praterie e ruscelli, il mito greco pose Pan come Dio della natura.
“Il suo luogo originario” come scrive J. Hillman (Saggio su Pan; Adelphi Edizioni, 1977) “è una località tanto fisica che psichica. Le oscure caverne dove lo si poteva incontrare (si pensi all’Inno orfico a Pan) furono dilatate dai neoplatonici fino ad indicare i recessi materiali in cui risiede l’impulso, gli oscuri fori della psiche da cui nascono desiderio e panico”.
Nella vasta solitudine naturale, può nascere nell’uomo un vago sentimento di paura che anticamente era attribuito a Pan, e ogni improvviso terrore, di cui il motivo s’ignorasse, era detto “timor panico”, raccontando che Pan si divertisse a spaventare i viaggiatori e le Ninfe in ogni modo, con voci strane e rumori inaspettati.
Il Dio cambiava continuamente forma e si nascondeva, per cui era molto difficile evitare di incontrarlo. In realtà Pan non faceva del male a nessuno, ma intensa era la paura suscitata dal suo aspetto e dalla sua imprevedibilità.
Non è difficile stabilire un parallelismo con ciò che oggi vengono definiti attacchi di panico: metaforicamente è molto simile ad un attacco del dio Pan.
Sintomi degli Attacchi di Panico
La terribile esperienza dell’attacco di panico consiste in un’intensissima ed improvvisa ansia, che si manifesta senza alcun preavviso, in situazioni diverse le une dalle altre.
Il vissuto emotivo è di terrore e di timore di perdere la propria vita o di impazzire, con un senso di catastrofe imminente, e più si cerca di dominare o evitare queste emozioni, più esse diventano intense.
Le persone con una predisposizione al Disturbo di Panico percepiscono, fin dall’infanzia, il mondo esterno come pericoloso; la strategia utilizzata è un rigido controllo emotivo che acquista il valore di allontanare un auto percezione di debolezza.
Essere emotivi significherebbe “essere deboli” e, viceversa, una persona “forte” dovrebbe essere imperturbabile.
Solitamente lo stile affettivo porta a scegliere un partner in base alle sue capacità di protezione. Quando la relazione si stabilizza, va mantenuto, con uno stretto controllo, un equilibrio fra protezione e costrizione: il che permette di avere una sensazione di poter avvicinarsi o allontanarsi liberamente, dal partner e/o dalla famiglia.
Ogni situazione di squilibrio può essere destabilizzante e dare un’idea di perdita di controllo ad un Sé vulnerabile. I vissuti esperenziali che si possono presentare vanno da una “claustrofobia-costrizione” ad una “agorafobia-assenza di protezione”.
- A livello clinico il senso di “costrizione” corrisponde alla sensazione angosciosa di mancanza d’aria, con difficoltà respiratoria, senso di soffocamento, tachicardia, sudorazione, peso toracico.
- Sul versante del vissuto di “insufficiente protezione” l’insieme dei sintomi viene descritto come un senso di sbandamento, di vertigine e di instabilità: con mancanza di forza alle gambe, tremore ed intensa paura di avere un collasso.
Tuttavia, esattamente come Pan, l’ansia non lascia nessun danno fisico reale.
Quando, però, dopo qualche minuto (l’apice è raggiunto in dieci minuti o meno) se ne va, lascia una forte sensazione di essere totalmente indifesi e la paura di riprovare quanto appena vissuto.
La paura della paura.
Si cerca un rifugio, per evitare di rincontrare la medesima angoscia, ma la paura rimane costante.
Pan, sperimentato attraverso i disturbi psicopatologici, rappresenta l’istinto e l’energia vitale in tutte le sue forme. Sempre Hillman (Il mito dell’analisi; Adelphi Edizioni, 1972): “gli Dei rimossi ritornano come nucleo archetipico dei complessi sintomatici”.
Dobbiamo chiederci se la sensazione di terrore che si sperimenta in quei momenti non abbia a che fare con la paura di istinti primari che vivono dentro di noi. Ed esattamente sarebbe il tentativo di controllare e reprimere istinti ed emozioni a determinare un attacco di panico, in un’impossibilità di riconoscere ed ascoltare questi propri aspetti.
Come risolvere gli Attacchi di Panico
Con l’appoggio del terapeuta, ci si può avvicinare a ciò che si teme: riconoscere il proprio timore, in un mondo percepito come pericoloso, di vissuti emotivi che descrivono un ambito in cui l’incontrollabilità è intollerabile.
Scegliere di incontrare volontariamente Pan, è il modo migliore per non averne più paura.
D’altronde in Pan si rivela anche un aspetto protettivo della natura: dalla radice “pan” derivano i termini di “pastore”, “pastorale” e “pabulum” (nutrimento). “Pan è al tempo stesso distruttore e preservatore, e i due aspetti appaiono alla psiche in stretta prossimità. Quando siamo presi dal panico noi non sappiamo mai se non si tratti del primo movimento con cui la natura si appresta a elargirci, se siamo capaci di udire l’eco della riflessione, una nuova visione di se stessa.” (J. Hillman, Saggio su Pan).
Dr.ssa Flavia Ratti, Psichiatra, Psicoterapeuta
CIFRIC – Sede di Roma