DEPRESSIONE STAGIONALE O SINDROME AFFETTIVA STAGIONALE (SAD)
Definito per la prima volta da Norman E. Rosenthal nel 1984, il disturbo affettivo stagionale (SAD, dall’inglese “Seasonal Affective Disorder”) è una tipologia di sindrome metereopatica, ovvero un complesso di sintomi psico-fisici negativi che compaiono in seguito alle variazioni climatiche e/o stagionali:
Chi ne soffre manifesta episodi depressivi maggiori con un andamento oscillatorio “esordio-remissione” per almeno due anni, senza nessun periodo di sintomi depressivi non stagionali frapposti.
Ai fini diagnostici, gli episodi depressivi stagionali devono superare numericamente e in modo sostanziale gli episodi depressivi non stagionali che possono presentarsi nell’arco della vita dell’individuo.
SINTOMI E CAUSE della Depressione Stagionale /o Sindrome Affettiva Stagionale – SAD (Seasonal Affective disorder)
Nella forma invernale della SAD si riscontrano tristezza, irritabilità, pianti frequenti, letargia, difficoltà di concentrazione, mancanza di energie, ipersonnia, riduzione del livello di attività, asocialità, desiderio di carboidrati e zuccheri, iperfagia, aumento ponderale. Al contrario, i sintomi del meno frequente pattern estivo del disturbo sono inappetenza, perdita di peso, insonnia, agitazione, irrequietezza, ansia, suscettibilità.
La caratteristica clinica principale osservata nei pazienti affetti da disturbo affettivo stagionale è la loro sensibilità a cambiamenti di stagione e latitudine e la ricorrenza pressoché periodica degli episodi depressivi.
Rosenthal (1984) propose, come variabili climatiche rilevanti, lunghezza del giorno, ore giornaliere di sole e temperatura. Studi più recenti (2014), condotti dal team della dottoressa Brenda Mc Mahon all’università di Copenaghen, hanno correlato tali fattori ai livelli di serotonina (neurostrasmettitore stabilizzatore dell’umore) e di SERT (proteina che la trasporta nei neuroni): nei pazienti affetti da SAD, i livelli di SERT aumentano con il diminuire delle ore di luce, con conseguente minore attività della serotonina e maggiore esposizione alla depressione.
Altri ricercatori (Lewy, Lefler, Emens & Bauer, 2006) hanno evidenziato come, nei soggetti affetti da disturbo affettivo stagionale, nei giorni invernali più bui aumenti a dismisura la produzione di melatonina (ormone che regolarizza il ciclo sonno-veglia), causando letargia e sonnolenza. TRATTAMENTO Il trattamento standard per il disturbo affettivo stagionale è considerato la fototerapia (o “Light therapy,” LT, Rohan, Lindsey, Roecklein & Lacy, 2004): nei mesi di depressione, il paziente viene esposto ad una fonte luminosa artificiale ad alta intensità.
Terman e collaboratori (1989) hanno rilevato l’efficacia della terapia, con il 53,3% dei soggetti affetti da SAD che hanno risposto al trattamento (trenta minuti di esposizione ogni mattina per una settimana ad un’intensità di 10.000 lux) con un miglioramento della sintomatologia depressiva.
Essendo il disturbo affettivo stagionale apparentemente associato a una disfunzione dell’attività della serotonina a livello cerebrale, antidepressivi di seconda generazione (come gli inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina) si sono rivelati farmaci efficaci (Morgan, 2015). Rohan (2015) propone una variante della terapia cognitiva tradizionale, la CBT-SAD, adattata a chi soffre di SAD: un programma che identifica e pianifica eventi piacevoli per fronteggiare la depressione invernale, con un piano personalizzato per prevenire le ricadute. Il trattamento di Melrose (2015) prevede una combinazione di antidepressivi, fototerapia, vitamina D e psicoterapia, col fine di migliorare la qualità di vita complessiva (alimentare, fisica, psicologica, sociale) dei pazienti nei periodi critici.