PSICODIAGNOSTICA: DEFINIZIONE
La valutazione psicodiagnostica è un processo strutturato di analisi psicologica, personologica e psicopatologica che mira alla comprensione e alla conoscenza della natura, dell’entità e delle cause della problematica presentata dal paziente. L’obiettivo è comprendere come il paziente percepisce, comprende ed elabora la realtà, per poter attribuire un significato ai suoi atteggiamenti e comportamenti e intuirne le motivazioni e gli stili difensivi.
PSICODIAGNOSTICA: AMBITI DI APPLICAZIONE
Gli ambiti di applicazione della psicodiagnostica sono molteplici:
– in ambito clinico, permette di accertare gli aspetti strutturali della personalità, delle difficoltà psicologiche e/o dei disturbi psicopatologici del paziente, e di individuare la migliore strategia di intervento;
– nell’ambito della psicopatologia dell’età evolutiva, è essenziale nella valutazione e nel trattamento di disturbi quali, ad esempio, i disturbi d’ansia, dell’umore, dello spettro autistico, da deficit dell’attenzione e iperattività, i DSA, quelli ossessivo-compulsivi, nonché nei casi di disabilità per un assessment del livello intellettivo, delle capacità cognitive e delle eventuali problematiche psicologiche connesse alla compromessa situazione psico-fisica;
– nell’ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni, si propone di misurare variabili psicologico-comportamentali per valutare potenziale, competenze e attitudini dei soggetti in un dato contesto organizzativo;
– in ambito forense, essa serve prevalentemente a capire la personalità del paziente al fine di attribuirgli responsabilità, capacità, attitudini, predisposizioni e un’eventuale pericolosità sociale, all’interno di procedimenti giuridici, civili e penali.
PSICODIAGNOSTICA: TECNICHE
Le tecniche di valutazione psicodiagnostica variano in base al contesto e allo scopo della valutazione, all’età e al tipo di difficoltà dei soggetti valutati, nonché all’orientamento teorico e alla formazione specialistica del valutatore.
Lo strumento di elezione della valutazione psicodiagnostica è il colloquio clinico, che esplora il vissuto personale del paziente per evidenziare i fattori intrapsichici, relazionali, familiari e biologici rilevanti nell’insorgenza del disturbo lamentato: nel corso di tale processo anamnestico, il paziente ha modo di raccontarsi e di ripercorrere e rielaborare i diversi momenti della propria vita, fornendo al valutatore dati bio-psico-sociali utili ad un primo inquadramento della malattia e alla comprensione psicologica del soggetto.
È essenziale sottolineare come, sin da questa prima fase anamnestica, la valutazione psicodiagnostica si configuri come un processo dinamico e fortemente personalizzato: in ogni momento del percorso, l’esaminatore deve tenere presente l’unicità e la complessità di ogni individuo.
Le informazioni raccolte durante i colloqui permettono anche di selezionare con maggiore efficacia i test psicologici più adatti al paziente. Gli stessi test non sono univoci, non permettono, singolarmente, di cogliere tutti gli aspetti della personalità e non possono condurre ad una diagnosi definitiva: si tratta, piuttosto, di strumenti che consentono di avere una prospettiva oggettiva di alcuni aspetti del funzionamento psicologico della personalità.
Sarà poi compito del valutatore interpretare e ordinare i dati ottenuti per elaborare un progetto terapeutico o per effettuare delle conseguenti proposte di presa di carico o di “invio” ad altri professionisti/strutture.