I test psicodiagnostici sono strumenti utilizzati dagli specialisti in psicodiagnosi per confermare o respingere ipotesi diagnostiche o per quantificare un disturbo, utili per individuare sia le parti sane di un individuo, con le quali allearsi, sia le aree di conflitto o comunque problematiche per poter organizzare un piano terapeutico mirato ed individualizzato.
I test psicodiagnostici possono essere suddivisi prendendo in considerazione diversi parametri, ad esempio: il mezzo utilizzato; il modo di somministrazione; il tipo di item; la tipologia di performance; l’area di interesse.
I mezzi utilizzati nella somministrazione dei test psicodiagnostici possono essere:
– carta e matita per la compilazione di un modulo;
– strumentali, se è previsto l’utilizzo di oggetti, disegni, apparecchiature, computer etc.
Quanto al modo di somministrazione dei test psicodiagnostici, questi ultimi possono essere individuali (se somministrati ad un soggetto per volta) o collettivi (se somministrati a più soggetti contemporaneamente).
Gli item possono essere verbali (istruzioni e risposte vengono date attraverso il linguaggio verbale) o non verbali (istruzioni e risposte vengono date attraverso gesti, diagrammi e grafici).
La performance richiesta nei test psicodiagnostici può essere di velocità (domande facili, ma tempo limitato per rispondere) o di efficienza (maggiore tempo a disposizione, ma domande con difficoltà crescente).
La classificazione per area di interesse distingue tra test cognitivi e non cognitivi (o di personalità).
I test cognitivi (di intelligenza, attitudinali, di profitto, neuropsicologici…) valutano il livello di “competenze” del soggetto, le abilità raggiunte o potenziali; in questi test, esiste una risposta corretta agli item e il punteggio è determinato dal numero totale di risposte corrette.
I test non cognitivi valutano la personalità e il comportamento del soggetto. Gli item sono frasi che descrivono un comportamento o un’inclinazione verso un particolare oggetto sociale e rispetto alle quali il soggetto deve esprimere il proprio grado di accordo o la frequenza con cui effettua uno specifico comportamento; in questo caso non esiste una risposta corretta o migliore delle altre, essendo lo scopo quello di determinare il punto di vista del soggetto.
I test non cognitivi possono a loro volta essere distinti in:
– obiettivi: il soggetto deve indicare il proprio grado di adesione secondo una gradazione in scala Likert, e l’assegnazione dei punteggi è stabilita in modo rigido; tra i più diffusi, vi sono i test 15FQ+, 16PF, BFQ Big Five Questionnaire, SCID, -5 MMPI;
– proiettivi: esplorano il vissuto interno del soggetto con stimoli liberamente interpretabili; tra questi, il Rorschach, il test di Appercezione Tematica (TAT), il test Blacky Pictures, i test della Figura Umana, dell’Albero e del Villaggio.
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Per approfondimenti, vedere l’articolo:
Psicodiagnostica: i test più diffusi
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